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The Chronicles of Zeus.

Shooting Stars

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The Chronicles of Zeus

Shooting Stars (Stelle Cadenti)

Capitolo IV - Andando al lavoro

28/09/2005 - rinox

L’officina di Will dista solo mezz’ora di cammino dal motel. Si trova affiancata al distributore di benzina del vecchio Joe. L’officina era la sua. Ma la sua vecchiaia non gli permetteva più di essere un buon meccanico. Così quando Will arrivò a Spring Valley la prima cosa che notò all’ingresso della cittadina fu proprio quell’officina inutilizzata. Il vecchio Joe gli fece un buon prezzo. E Will si trovò subito un buon lavoro.
Ogni mattina, durante il tragitto che lo porta al lavoro, Will ripensa spesso ai cinque anni di università fatti a Parigi per diventare un bravo biologo molecolare. Forse lo divenne per fare uno sgarbo al padre, un po’ meno lo fece per se stesso.
Quando tornò in America aveva cominciato a lavorare in una sezione distaccata del laboratorio di suo padre Paul, alla Celera Genomics.
Suo padre non era più lo stesso dei tempi passati. Quando fu assunto alla Celera, cambiò, non era più la stessa persona. Il divorzio fu una logica conseguenza della sua metamorfosi.
Poi Lidia si ammalò di cancro al fegato. Il giovane Will, all’età di 15 anni, si occupò della madre insieme a suo nonno fino alla fine.
Will visse da allora con suo nonno materno, che si trasferì dall’Italia per stare vicino al nipote. Da allora vissero sempre insieme a Rockville.
Paul non seppe mai nulla della malattia di Lidia se non quando ormai era troppo tardi. Ma Paul non fece mai mancare niente a Will, cercò di stargli vicino il più possibile, nonostante il lavoro assorbisse la maggior parte del suo tempo, Will non si aspettava questa improvvisa vicinanza del padre, anche se non era convinto della sua redenzione, fu felice di aver ritrovato suo padre. Nonostante ciò avvenimenti seguenti fecero nuovamente allontanare padre e figlio. I tempi che seguirono fecero nuovamente mutare Paul. Per questo motivo Paul convinse Will ad andare a completare i suoi studi lontano dagli Stati Uniti. Fu una strana conversazione quella lì. Paul sembrava spaventato da qualcosa, Will non andò a fondo alla questione, pensò che fosse solo paranoia. Era il 1999. Dopo allora Will cominciò a sentire suo padre sempre meno. Le telefonate andarono sempre più diminuendo fin quando Paul non si fece più sentire. Letteralmente sparito nel nulla. Al ritorno di Will in America nel 2004 fu sorpreso di trovare nella sua buca delle lettere una missiva di assunzione proprio della Celera con raccomandazione del padre. Ma di Paul ancora non vi erano traccie.
Ciò che fece incrociare nuovamente le vite di Paul e Will fu, appunto, Vera.
La serata non era cominciata bene, e neppure era finita meglio. In quel periodo Will si stava trasformando in tutto ciò che non voleva essere, ovvero un uomo assorbito dal suo lavoro. Non provava piacere in quel che faceva. Ogni giorno tra provette e soluzioni di laboratorio ad esalare fumi che Dio solo sa che conseguenze avrebbero portato al suo fisico. Fatto è che l’unico pensiero di Will era quello di scappare via, prendere la sua fiammante Corvette, togliere la cappotte e schiacciare l’acceleratore mentre percorreva una strada fiancheggiante un mare blu.
Ma quel giorno, quando tornò a casa sua, stanco della giornata, mentre stava seduto sul suo divano col telecomando in mano, cambiando continuamente canale, stanco dell’insostenibile stupidità della tv, decise di prendere le chiavi dell’auto e di andare a prendere a casa sua Vera, l’avrebbe portata fuori, avrebbero mangiato in bel ristorante, poi magari sarebbero andati a ballare e poi avrebbero fatto l’amore nel letto di casa sua, e magari l’indomani avrebbe deciso di non andare a lavorare per continuare a starle vicino.
Ma quando uscì di casa sua, non era pronto a quello che avrebbe visto. Una lite furibonda. Un uomo ed una donna che gridavano in un auto di fronte casa sua. Sembravano volare minacce grosse. Lui, col capo chino, sembrava cercare una soluzione, lei, invece puntava il suo dito verso di lui quasi a minacciarlo. Poi, più Will si avvicinava, più le parole cominciavano a farsi chiare. Fin quando non sentì pronunciare il suo nome e lei che si gir a guardare casa sua. Fu in quel momento che Will riconobbe Vera. Si appropinquò allo sportello dell’auto e lo aprì. Vera fu sorpreso di vederlo. Quando Will mise dentro la testa per vedere chi era l’altro vide il volto di suo padre.
Volarono parole grosse quella sera. Vera che negava tutto, suo padre invece che non faceva niente per discolparsi. Erano tre anni che non aveva notizie di Paul, dal 2003, non sapeva se era vivo o morto. Aveva decine di domande da fargli, prima fra tutte perché era sparito di nuovo. Ma in quel momento non gli importò più niente. Neppure di Vera.
Rientrò in casa. Prese due valigie, le riempì con tutto quello che trovava e decise di andare via. Prendersi una vacanza. Staccarsi da tutto e tutti.
Per la prima volta si potè guardare dentro, e vide che lui stesso non si piaceva, non gli piaceva il suo lavoro, non gli piaceva come si vestiva, non gli piacevano le persone che conosceva.
Decise di allontanarsi il più possibile. Cambiare città per un po’ di tempo, cambiare stile di vita, cambiare amicizie. Un cambiamento che dura da otto mesi, ma forse la cosa più importante in questo momento è cambiare aria…
…già, cambiare l’aria dentro la sua officina.
-Dio! Che puzza!-
Aperta la porta della sua officina un fortissimo odore di benzina gli arriva al naso. Aveva trovato un altro motivo per consigliare a Billy di buttare via il suo furgone.
Will apre tutte le finestre del garage, spalanca anche le due porte sul retro, e dopo tanto tempo posa gli occhi sulla sua Lyla, coperta da un telo di stoffa nera. Già, Lyla così Will chiama la sua Chevrolet Corvette Sting Ray del 1965 rosso fiammante, con tettuccio rigido per gli inverni piovosi, da togliere rigorosamente ai primi raggi d’estate! Saranno più di 6 mesi che Will non la guida.
Will tira via il telo, le fa una carezza sul cofano, come se fosse una bella ragazza, pensa ai bei momenti passati con lei.
La prima volta che la vide, Will aveva appena compiuto quattordici anni, era un vero rottame, la trovò per caso da un rivenditore d’auto usate.
Will fin da piccolo aveva dimostrato una straordinaria propensione alle scienze e in particolare al mondo della genetica e della biologia molecolare, proprio come suo padre, ma il suo hobby preferito erano le automobili, gli piaceva giocare tra i motori nell’officina di suo nonno.
La comprò subito e la restaurò completamente, dalla carrozzeria fin anche al motore. Era proprio una sua creatura. Gli ci vollero tutti i soldi delle sue paghette e dei suoi lavori part-time, ma alla fine dopo quattro anni di duro lavoro era un gioiello. Lyla c’era quando fece l’esame della patente, era la sua prima uscita, e fu trionfale.
Ma il ricordo più bello che lo legava a Lyla riguardava, ovviamente, una ragazza, Jennifer Miller, la ragazza più bella del liceo, che fece di Will un vero uomo…
Poi a ventun’anni la dovette mettere da parte, per andare a studiare a Parigi. Ma Will al suo ritorno fece la promessa che niente lo avrebbe più separato dalla sua Lyla.
Quanti bei ricordi gli affiorarono facendogli solo una piccola carezza. Si sedette al posto di guida e prese le chiavi che teneva nel cassetto portaoggetti, inserì la chiave nell’accensione e… un rombo! Will aveva deciso!
-Basta commiserarsi!- disse ad alta voce. Questa sera sarebbe uscito!
Già, Will avrebbe portato la sua bella Lyla a fare un giro!
Will allora spegne l’auto, si dirige verso il bancone degli attrezzi, accende la radio e si mette al lavoro. Quel maledetto furgone di Billy avrebbe rotto l’anima al suo padrone ancora per molto tempo!
Will lavora fin all’ora di pranzo di gusto, senza pensare al tempo che passava inesorabile, per la prima volta dopo tanto tempo gli piaceva quello che faceva.
Poi una voce dal suono familiare lo fece trasalire.
-Vedo che ti piace quello che fai, figliolo.-
Preso dalla sua concentrazione, Will non si era accorto di avere un visitatore da almeno mezz’ora che lo osservava.
Will allora si diede una spinta per uscire da sotto il furgone, il carrello sul quale era poggiato di schiena scivolò e potè così guardare il volto di quella voce.
-Nonno!-

28/09/2005 - rinox

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